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Edizione nº 236
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L'Aleph
William Blake era solito dire: “possiamo vedere l’infinito in un granello di sabbia e l’eternità in un fiore”. In verità, basta un semplice momento di armonia interiore perché ciò accada.
Il grande problema è tutto qui: quasi mai consentiamo a noi stessi di raggiungere questo stato – il momento presente in tutta la sua gloria.
A volte, esso sopraggiunge in modo del tutto casuale. Stai camminando in una strada, ti siedi in un certo posto, e all’improvviso intorno a te c’è tutto l’universo. Il primo sentimento che emerge è un’immensa voglia di piangere – non di tristezza né di gioia, ma per l’emozione. Tu sai che stai comprendendo qualcosa, pur non riuscendo a spiegarlo neppure a te stesso.
Nella tradizione magica, questo tipo di percezione è noto con l’espressione “immergersi nell’Aleph”. L’essere umano ha enormi difficoltà a concentrarsi sul momento presente: pensa continuamente a quello che ha fatto, a come avrebbe potuto farlo meglio, a quali siano le conseguenze dei suoi atti, al perché non abbia agito come avrebbe dovuto agire. Oppure si preoccupa del futuro, che cosa farà domani, che provvedimenti si devono prendere, quale sia il pericolo che lo aspetta dietro l’angolo, come evitare ciò che non desidera e come ottenere ciò che ha sempre sognato.
Dunque, cominci a domandarti: c’è qualcosa di veramente sbagliato?
Sì, c’è. Il suo nome è routine. Tu pensi che ci sia perché sei infelice. Altre persone esistono in funzione dei propri problemi: e ne parlano in continuazione compulsivamente – problemi di figli, mariti, scuola, lavoro, amici.
Non si fermano a pensare: io sono qui. Sono il risultato di tutto ciò che è accaduto e accadrà, ma sono qui. Se c’è qualcosa di sbagliato in ciò che ho fatto, posso correggerlo o almeno chiedere perdono. Se c’è qualcosa di giusto, questo mi rende felice e mi mette in contatto con il momento presente.
Concentrati nel tuo Aleph, e vedrai che un po’ di fiducia nella vita non fa affatto male – anzi, al contrario, ti consentirà di sperimentare tutto con molta più intensità. Le cose che turbano il tuo vero incontro con la vita risiedono in ciò che chiami “passato” e aspettano una decisione in quello che chiami “futuro”. Esse intorbidano, inquinano e non ti lasciano capire il presente. Basarsi solo sull’esperienza significa ripetere soluzioni vecchie per problemi nuovi. Io conosco molta gente che riesce ad avere un’identità propria solo quando si mette a parlare dei propri problemi. Perché questi problemi sono legati a ciò che essi ritengono sia la “propria storia”.
Il fondatore dell’arte marziale conosciuta come Aikido, Morihei Ueshiba, diceva:
“La ricerca della pace è una forma di preghiera, che finisce per generare luce e calore. Dimentica un po’ di te stesso, sappi che nella luce c’è la sapienza, e nel calore risiede la compassione. Camminando su questo pianeta, cerca di notare la vera forma dei cieli e della terra; ciò è possibile se non ti lasci paralizzare dalla paura e decidi che tutti i tuoi gesti e atteggiamenti corrisponderanno a quello che pensi.”
Se avrai fiducia nella vita, la vita avrà fiducia in te.
L’Aleph è il tema principale del mio nuovo libro, che sarà pubblicato in tutto il mondo nel 2011. In questo spazio avete la possibilità di leggere i commenti dei lettori brasiliani.
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